Dopo l’ultimo incontro con il governo Figisc/Anisa e Fegica hanno mantenuto la linea della fermezza (“troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero”), mentre Faib ha deciso di tagliare la durata un giorno.

Su strade e autostrade è scattata alle 19 del 24 gennaio scorso la serrata dei gestori degli impianti di distribuzione dei carburanti. Durerà 48 ore, ma solo negli impianti aderenti a Figisc/Anisa Confcommercio e Fegica, visto che Faib Confesercenti ha in extremis deciso di ridurne la durata a 24 ore. Effetto, quest’ultima decisione, della riunione delle sigle sindacali con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nella quale quest’ultimo ha illustrato i contenuti dell’emendamento al decreto legge studiato per venire incontro per quanto possibile alle richieste dei gestori. Provvedimento, peraltro, che è già in commissione Attività produttive alla Camera dove sono cominciate le audizioni delle tre sigle e di varie associazioni di imprese (vedi più in basso per l’audizione di Confcommercio, ndr), petrolieri e ambientalisti.
Stamattina le tre sigle sindacali faranno il punto in “una riunione di coordinamento dei gruppi dirigenti, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari”. “Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero”, hanno spiegato i presidenti di Figisc/Anisa e Fegica osservando che il tentativo del ministro “peraltro apprezzato”, non riesce a incidere “con la necessaria concretezza” sulle misure del decreto.
Il ministro, da parte sua, ha fatto sapere che il Tavolo con i distributori di carburante “proseguirà in maniera continuativa fino a quando non verrà operato un completo riordino del settore. Al prossimo incontro in programma per l’8 febbraio saranno all’ordine del giorno le misure di contrasto alle illegalità contrattuali, il costo delle transazioni elettroniche e la riqualificazione e ristrutturazione della rete di distribuzione adattandola alle esigenze attuali”.
Decreto Carburanti, le misure principali
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 14 gennaio scorso ha firmato il decreto Carburanti. Pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale, il decreto è entrato in vigore dal 15 gennaio 2023. Ecco le misure principali punto per punto:
- Cartelloni con prezzi: i gestori dovranno esporre il prezzo medio su base regionale pubblicato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. I gestori avranno 30 giorni di tempo per adeguare la cartellonistica. In caso di violazione, sono previste multe da 500 fino a 6mila euro, con possibilità di chiusura dell’impianto da 7 a 90 giorni dopo la terza inottemperanza;
- Bonus benzina di 200 euro: arriva la proroga anche per l’anno in corso del Bonus benzina, noto anche come Bonus carburanti. I voucher o altri titoli analoghi per l’acquisto di carburanti, sono ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti e non concorrono alla formazione del reddito;
- Bonus trasporti fino a 60 euro: l’agevolazione per acquistare abbonamenti per servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023, entro un limite di spesa di 100 milioni di euro, per le persone con reddito fino a 20mila euro;
- Nessun tetto ai prezzi in autostrada: l’ipotesi era circolata durante il primo passaggio del decreto in CdM, ma aveva subito suscitato dubbi di costituzionalità e di possibili violazioni delle norme per la tutela della concorrenza;
- “Accisa mobile”: il decreto ha previsto una semplificazione del meccanismo chiamato “accisa mobile”, introdotto dalla Finanziaria del 2008, con la quale è stata introdotta la possibilità di ridurre, con decreto, le aliquote di accisa sui prodotti energetici utilizzati come carburanti o combustibili per il riscaldamento per usi civili. La misura ha l’obiettivo di compensare le maggiori entrate dell’imposta sul valore aggiunto che derivano dalle variazioni del prezzo internazionale (in euro) del petrolio greggio;
- Rafforzato Mr Prezzi: il decreto ha rafforzato gli strumenti a disposizione del Garante per la sorveglianza dei prezzi e ha previsto la formazione di una Commissione di allerta rapida di sorveglianza
Decreto carburanti, Confcommercio: “evitare costi e oneri burocratici”
“Le rilevazioni sistematiche sui prezzi medi dei carburanti operate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica hanno chiarito l’insussistenza di pratiche speculative da parte dei rivenditori all’origine dell’incremento dei prezzi dei carburanti, sperimentato ad inizio d’anno”: così Luigi Taranto, segretario generale di Confcommercio, in audizione davanti alla Commissione Attività Produttive della Camera sui contenuti del decreto legge 14 gennaio 2023 numero 5, il cosiddetto “decreto carburanti”.
“Per effetto della progressiva riduzione degli sconti sulle accise – ha proseguito Taranto – si poteva infatti prospettare, nel passaggio d’anno, un incremento del prezzo di benzina e gasolio leggermente superiore a 18 centesimi di euro per litro. I prezzi medi alla pompa diffusi dal Mase, nella prima settimana del 2023, hanno, invece, segnalato incrementi nell’ordine di 16 centesimi di euro per litro, rispetto alla settimana precedente. Al netto della tassazione, il prezzo medio dei carburanti si è quindi ridotto, in una settimana, di circa il 2%”.
“Va però affrontato – ha ricordato il segretario generale di Confcommercio – il problema di lungo corso del carico fiscale gravante sui carburanti. Come è stato evidenziato dall’Osservatorio della Commissione Europea sui prezzi dei carburanti, il contributo del prelievo fiscale sul prezzo del gasolio in Italia è il più alto tra i Paesi dell’Unione, mentre quello sul prezzo della benzina è superato soltanto dal dato della Finlandia. Così se i prezzi al netto della tassazione di entrambi i prodotti sono, in Italia, inferiori ai valori medi europei, dopo la tassazione essi superano tali valori medi”.
“Quanto alle nuove disposizioni circa l’adeguamento della cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso i punti vendita – ha ancora osservato Taranto – non risultano utili e proporzionate rispetto all’obiettivo della diffusione di un consumo consapevole e informato, rammentato all’articolo 1, comma 5, del provvedimento in esame”.
“Al fine di non gravare le imprese proprietarie delle infrastrutture di costi e oneri burocratici, di non attribuire ai gestori degli impianti ulteriori incombenze e di offrire ai consumatori un’informazione chiara e non ridondante, riteniamo, pertanto – ha infine evidenziato il segretario generale di Confcommercio – che, in luogo dell’adeguamento della cartellonistica sui punti vendita, andrebbe rafforzato il potenziale informativo dell’Osservatorio del Ministero delle Imprese e del made in Italy denominato ‘Osservaprezzi Carburanti’. Tale strumento informativo – peraltro già accessibile su sito internet e a mezzo app – potrebbe essere potenziato, rendendovi appunto disponibile anche il dato del prezzo medio. Inoltre, si potrebbe prevedere, presso i punti vendita e in prossimità degli erogatori di carburante, l’esposizione di un QR code che rimandi alla pagina di ‘Osservaprezzi Carburanti’”.
Da Assopetroli-Assoenergia “solidarietà ai gestori”
“Il settore distributivo si mobilita contro l’ingiusta campagna di criminalizzazione delle imprese, accusate contro ogni evidenza numerica di speculare sui prezzi della benzina a danno dei consumatori. Un’accusa dimostrata infondata, numeri alla mano, dalla lettura delle banche dati dei Ministeri competenti. Rilevazioni pubbliche, open data, che già da molti anni garantiscono piena conoscibilità e trasparenza al mercato”. Così Assopetroli-Assoenergia, secondo la quale “le misure introdotte col Decreto Trasparenza sono la soluzione finta a un problema che non esiste, se non nella schermaglia del dibattito politico. Alcune di esse non solo sono inutili e sproporzionate, ma perfino dannose. In particolare, sul fronte della trasparenza, obbligare ad installare un cartello aggiuntivo per esporre il prezzo medio regionale può generare solo ulteriore confusione ai consumatori. Le stesse informazioni, ben più dettagliate, sono facilmente accessibili da anni sul sito ministeriale Osservaprezzi Carburanti”. E lo stesso vale per il contenimento dei prezzi: “l’esposizione del prezzo medio ha effetto negativo sulla concorrenza, favorendo il livellamento del prezzo verso l’alto a discapito dei consumatori. Stessa negatività ha sul lato dei costi. Potenziare la segnaletica prezzi sui 22mila punti vendita italiani costerà circa 400 milioni di euro che finiranno per gravare sui prezzi al consumo della benzina: fumo negli occhi, a danno delle imprese e dei consumatori”, aggiunge l’Associazione aderente a Confcommercio.
Per queste ragioni, Assopetroli “sostiene lo sciopero organizzato dai sindacati nella speranza di riportare il provvedimento alla ragionevolezza”.